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E prima del 1946?

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  1. Boxerforever
     
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    Vorrei chiedervi lumi sulla situazione boxeristica italiana prima dell' istituzione del Boxer Club del 3 Novembre 1946.
    Un boxer campione italiano negli anni '30, ad esempio, entrava in un contesto espositivo tipo enci o esisteva gia' un boxer club non ufficiale?
    Grazie a chi rispondera'.


     
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  2. BB60
     
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    Già nel 1895 nasceva il Boxer Club tedesco che nel 1896 presentava ufficialmente al Kennel Klub la razza boxer.
    I primi boxer arrivarono in Italia solo intorno agli anni '30 e i pochi esemplari che c'erano facevano capo all'ENCI, non dimentichiamoci che prima del 1946 parliamo di un periodo di 5 anni di "guerra" .
    Si può ben immaginare che ci fossero altri pensieri.
    E comunque le prime regole idel BK tedesco risalgono al 1929.
    Qui in Italia si parla di un periodo veramente breve senza un Club di razza, periodo in cui i pochissimi appassionati della razza:il Dr. Tomaso Bosi, Il Dr. Pericle Mola, il Dr. Perricone e pochi altri fondarono il proprio allevamento tra gli anni '30 e '40, quindi giusto subito dopo la guerra e a pochissimi anni dalla nascita dei primi allevamenti nasce anche il Club.
     
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  3. Boxerforever
     
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    Grazie per la risposta esaustiva che mi da una conferma importante.

    Purtroppo ricevere risposte dall''enci riguardo la registrazione dei primi boxer in Italia, è ad oggi, una impresa davvero impossibile per quanto mi riguarda, dal momento che non si riceve alcun riscontro.
    Si dice che l'importante sia non demordere ;-)

    So che nel 1937 esistevano gia' allevamenti di boxer italiani che usarono linee di sangue di "primissimo ordine". Soggetti tedeschi, perche' il boxerismo italiano fu una sorta di costola tedesca da questo punto di vista.
    Il periodo della guerra fu certo una grande disgrazia ma per fortuna, anche da sfollati e senza titoli nobiliari o appoggi politici che forniscono spesso un buon santo in cielo, ci furono boxeristi che continuarono in sordina a produrre soggetti interessanti.

    Quando lei scrive che le prime regole del BK tedesco risalgono al 1929 a quali si riferisce? So delle regole dello standard del primo novecento e di quello successivamente riveduto.
     
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  4. BB60
     
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    Grazie a lei di aver portato alla ribalta questo affascinante argomento!
    Erano regole che riguardavano le caratteristiche di razza: se dai primi novecento fino più o meno al 1925 erano cani che sembravano molto lontani dal modello, dopo si sono seguite delle regole di accoppiamenti che escludevano dalla riproduzione tutti quei soggetti le cui caratteristiche morfologiche e caratteriali non corrispondevano al modello di boxer che volevano i fondatori della razza. Tant'è che si cominciò a immettersi nella strada della selezione della razza e come tutti sappiamo fra i primi a farlo furono gli Stockmann allevamento "V. DOM", che poi sono i capostipiti del Boxer moderno.
    Ma senza regole credo che sarebbe stato un disastro o perlomeno si sarebbe perso tempo prezioso ad allevare su insanguamento di cani che non raffiguravano il Boxer che si voleva.
    Bisogna proprio dire che sono stati bravi!!

    Effettivamente non ricordo di aver mai letto il nome del primo boxer iscritto al libro origini italiano, ma forse in qualche libro di Bosi o di altri che hanno scritto sul Boxer ci sarà......mi riservo di dare un'occhiata, se lo trovo sarò lieta di comunicarlo anche a lei.
     
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  5. Boxerforever
     
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    Grazie per la generosita' e per disponibilita', tenuto conto che il tempo è prezioso. Resto in attesa del suo prossimo intervento.

    Da quanto so io ma posso sbagliarmi, nei due testi del Bosi non c'è traccia specifica dell' argomento che stiamo affrontando.
    In "Boxer, nascita, sviluppo ed attualita' di una razza" si ricorda la linea di sangue "von Linden" di Rino Meneghini (oriundo italiano di Forli') ma siamo in anni successivi al 1930 e dintorni.
    In un suo articolo del 1976 pero' il dott. Tomaso Bosi scrive:

    " Il Boxer apparve in Italia relativamente tardi, verso il 1930. Inizialmente si trattò di importazioni sporadiche dalla Germania, dalla Francia e dalla Svizzera, senza seguito in allevamento."

    Io la trovo importante questa affermazione e degna di approfondimento; anche perche' Bosi ci dice che non ebbero seguito in allevamento questi Boxer. Come poteva esserne certo? Sicuramente, conoscendo il suo spirito di studioso del boxer, aveva dati per poterlo affermare ma che fonti incrociare, per risalire alle affermazioni del Bosi?
    Il fatto poi che sul sito del Boxer Club, nella sezione "appunti della storia del boxer italiano", sia citato proprio l'articolo del Bosi tratto dalla rivista "Boxer", significa che il Boxer Club stesso, non puo' fornirci altra risposta se non quella.
     
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  6. BB60
     
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    Continuerò sicuramente la ricerca, ma nel frattempo posso dirle che l'anno di fondazione dell'affisso "Val di Senio" dovrrebbe essere 1934 o al massimo 1936. Penso quindi che le dichiarazioni del Bosi siano da ritenersi attendibili essendo egli agli esordi in quell'epoca. Si cita nei libri il Conte Douglas Scotti come appassionato e primo allevatore della razza.
    Menghini è un nome che conosco molto bene essendo sempre stato sulla bocca di mio padre che infatti lui considera uno fra i più grandi boxerista di tutti i tempi. Per quanto ne so si trasferì in Svizzera.
    Ora lei mi ha davvero stuzzicato una grande curiosità sul nome del primo soggetto boxer iscritto al LOI e chi era l'allevatore e proprietario e soprattutto chi erano gli avi di questo boxer italiano.

    Edited by BB60 - 25/11/2009, 18:32
     
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  7. BB60
     
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    Dunque ho telefonato alla Birgit che come immaginavo è stuzzicata parecchio dall'argomento, ma non ha ancora avuto tempo di scrivere.
    Mi dice che nell'Enciclopedia del Cane di Mario Perricone, nella sezione dedicata al Boxer, si parla di un maschio Boxer di nome Nathan v. Edelwante importato dalla Germania nel 1923 dal Sig. De Croce di Torino.
    Chissà se è questo soggetto il primo boxer iscritto al LOI? Potrebbe essere possibile.
    Poi nel 1925 veniva importata Alba v. Moos dal Sig. Guido Aimone.
    Nella stessa enciclopedia viene riportato che nel 1933 furono iscritti 21 boxer.
    E dal 1931 al 1938 venivano proclamati 8 campioni italiani di cui 7 di nazionalità tedesca, magari su questa ultima informazione sarà più precisa Birgit perchè sto andando a memoria.
    Comunque pian piano stiamo ricostruendo gli anni antecedenti alla fondazione del Club italiano.
    Praticamente gli anni dei pionieri della razza nel nostro Paese.
    Ai fini della situazione attuale della razza è una cosa del tutto irrilevante però le devo dire sinceramente che mi è piaciuto molto dedicarmi a questa ricerca, la ringrazio ancora per aver postato l'argomento.
     
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  8. Boxerforever
     
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    Sono contentissima, studiero' bene i dati che mi avete fornito e cerchero' il libro che ha citato.

    E visto che abbiamo iniziato, andiamo avanti!


    Io, alla nostra bella ricerca, aggiungo la campionessa italiana del 1934 Liserl von Noagerlhof
    proprietaria: Frau Anny Mazek di Vienna

    Devo dire che gli austriaci avevano, gia' all'epoca, boxer costruiti. Il muso non tanto a dire il vero (stop è ancora non profondo) ma la costruzione secondo me c'è.

    Per la foto nessun problema di diritti d'autore. Fa parte del mio piccolo archivio boxeristico.

    image

    Edited by Boxerforever - 25/11/2009, 20:51
     
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  9. Birgit58
     
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    Buongiorno!
    Complimenti a Boxerforever per il suo ‘ piccolo ‘ archivio boxeristico!
    Il Dott. Perricone scrive sull’ enciclopedia di proclamazione di 8 campioni d’ italia dal ’34 al ’39, di cui 7 di allevamento tedesco ed 1 italiano. Prosegue, scrivendo, che si tratta di soggetti importati da appassionati che però non si dedicavano all’ allevamento della razza e che, di conseguenza, non hanno lasciato alcuna impronta. Fatta eccezione per la Rassel ( v.d.Wurm ), acquistata dal conte Douglas Scotti ( primo allevatore di Boxer in Italia, affisso di Ponente ). La Rassel coperta da Castor v. Schulzenheim ha dato Raoul di Ponente, primo Boxer proclamato campione nel ’38, nato ed allevato in Italia.
    Scrive sempre il Dott. Perricone che nel ’33 furono iscritti al Loi 21 Boxer; nel ’43 ( in piena Guerra ) ben 120.

    Sul libro ‘ Il Boxer ‘ di Fiorenzo Fiorone (deVecchi, ‘ 84) egli parla di una ‘ Rassegna Cinofila ‘ ( nr. 9/1947 ) laddove il Dott. Pesce scriveva:... omissis ... si può dire che prima del 1930 non vi fossero da noi boxer commendevoli per numero e per qualità. Tuttavia, a quanto io ricordi, qualche boxer compariva sempre alle nostre expo. Sono dolente di non poter al riguardo consultare cataloghi e note mie e di altri giudici perché la raccolta che possedevo è andata in gran parte dispersa durante la guerra. Ricordo solo che ad Asti, ’27, ve n’era qualcuno; cosi a Lucca nel ’29 ne giudicai una coppia, fra i quali Danick di Alberto Apolloni prese il CAC. Nel ’30 a Novara ve n’ erano una decina di alcuni soggetti dell’ ingenere Odone Mazza.
    Nomina poi il libro di Confralonieri e l’ acquisto della Esta v. d. Bluetenau da parte di Piero Scanziani, poi il Conte Douglas Scotti e la Sig.ra Jvonne Morterra.

    Per il momento non ho altro. Una cosa che prima o poi la vorrei fare è andare nella biblioteca dell’ ENCI; magari si trovano anche tracce degli inizi del boxerismo italiano su quei libroni di selezione ( o come sempre si chiamano quei libri ).
     
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  10. Birgit58
     
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    Inerente alle ' regole ' tedesche penso di poter parlare di una prima regola in assoluto che fu la regola indispensabile di un libro d' allevamento, necessità sentita e presente sin dai primi giorni. Avvranno sicuramente avuto i lori ' buchi ', un iniziale non completezza e sicuramente anche qualche ritardo nella pubblicazione ma questa regola di iscrivere sin da subito i Boxer cera dal primo giorno. Tant' è vero che mi ricordo che la cronaca del BK parlasse di un insistenza ( nei primissimi anni ) a volere/mantenere i dati dell' allevamento per la razza Boxer anche se l' ente ' superiore ' ( ricordo che non fu ancora l' oggi vdh, era un raggruppamente di alcuni club di razza iniziale, differente da quello che conosciamo oggi ) proponeva un elenco delle razze associate e forse più indirizzato ai classici risultati dei soggetti; cosa che non poteva essere soddisfacente.
    Vorrei ricordare anche che il fattore razza da lavoro, presente anche esso sin dalle prime battute ( vedasi già l' impiego durante la prima guerra mondiale ) e la successiva base per un riconoscimento uff. nei anni '20/'21 con la presenza dei Boxer ad una prova giudicata dal Rittmeister v. Stephanitz.
     
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  11. Boxerforever
     
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    Grazie anche a lei Birgit58 per le importanti note di riferimento che aprono altre via di ricerca che approfondiro' sicuramente.
    Credo che al momento sia stato tracciato un buon quadro della situazione boxeristica italiana al suo esordio e sono certa che col tempo, se non si smettera' di cercare e studiare, troveremo altre informazioni a completamento del nostro discorso.

    Vi ringrazio nuovamente .


    Per quanto riguarda il discorso Boxer/lavoro, è vero, come scrive lei, che da subito i tedeschi affrontarono questo aspetto (e con un certo rigore).

    Mi sono fatta l'idea che anche i tedeschi pensarono fin dall'inizio che un cane dovesse avere una certa utilita' e non solo per motivi strettamente legati alla guerra. Erano tempi diversi, geografie diverse e di fatto all'epoca, la maggiore risorsa dell'economia tedesca era basata sull'agricoltura e di conseguenza i loro cani dovevano avere un impiego preciso.

    Lei consideri che a fine ottocento, inizio novecento, i cani piu' robusti erano impiegati per tirare carretti (le prime latterie ambulanti in Belgio che impiegavano Bullenbeisser), scortare carichi di birra, di carne, fare la guardia al bestiame, a edifici o semplicemente per sollevare l'uomo dal percorso delle grandi distanze (vedi foto Stockmann per fare un esempio).


    Di fatto, ancora prima della Prima Guerra Mondiale, possiamo dire che vi era la tendenza ad addestrare i cani senza uso di costrizioni.
    Se puo' interessarle entro nel merito, scrivendo che mi riferisco al testo inglese che ho in fotocopia sottoscritto da "Von Schweinichen" Inspector of the Riffles and Chasseurs.
    Il testo è datato Berlino, 31 Maggio 1893 ed è titolato " German Army Rifle Battalion War Dog Manual ed è una traduzione dal tedesco che descrive: trattamenti, training ed impiego dei cani da guerra nell'esercito tedesco.
    Non possiamo certo paragonarlo al "trattato" del Colonnello Most, ma almeno sulla carta, è antesignano del "metodo gentile".

    Da quanto mi è stato detto dal Comandante dell'esercito preposto, in Italia non vennero impiegati Boxer durante le Guerre ma anche qui, la ricerca resta aperta per chi la vuole percorrere.

    Se mai dovesse avere piu' fortuna di me con L'enci, che da un anno cerco di contattare per scopi di studio, le chiedo se potra' scrivere qui tutto quello che riuscira' a sapere sui primi Boxer che varcarono la soglia Italiana.

    Edited by Boxerforever - 26/11/2009, 12:44
     
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  12. Birgit58
     
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    Oltre ad essere un post molto stuzzicante comincio anche a pensare che il Suo archivio non sia poi tanto piccolo; sarebbe bellissimo ed utile poter leggere il testo di cui parla. Se Lei fosse disponibile e la cosa fosse possibile propongo uno scambio diretto tra Lei e Barbara nel tentativo di trovare il modo migliore per poter vedere il testo o perlomeno alcune parti di rilievo.
    Potremmo anche aprire poi un post dedicato ai ' metodi ', laddove potrebbe essere anche possibile, spero, dettagliare meglio anche sui termini comunemente usati.

    Sicuramente ai tempi il cane doveva avere, per la maggiore, un utilità molto terra/terra. Oggi come oggi è ancora molto presente quel filone rigoroso ma più che altro si tratta oggi di impiego socialmente utile o di impiego sportivo, proporre un attività che rispetta e soddisfa le esegienze del cane; lasciando il fattore della selezione in allevamento un attimino da parte.

    Appena avvrò occasione di andare a Milano, temo un poco più in la nel tempo, vedrò se coincide con l' apertura della biblioteca dell' enci, vi farò sicuramente sapere.


     
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  13. Boxerforever
     
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    Sara' mia cura contattare BB60.

    Le dico in tutta sincerita' che non sarei dell'idea di proporre qualche stralcio del testo, perche' ritengo che vada valutato nel suo intero contesto; anche se, ripeto, trattasi di un testo che, nel suo embrione, è storicamente interessante.

    A volerla dire tutta poi (non considerandomi e non essendo una esperta di lavoro) nonostante abbia letto alcuni testi sull'argomento, sarei in imbarazzo a valutare per altri, le parti piu' interessanti.
    Meglio lasciare campo libero alle persone competenti.
     
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  14. Birgit58
     
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    Al di là di competenze varie confido nel Vostro contatto diretto e spero almeno in qualche piccola ma significativa parte del testo. Anche poche righe che in qualche modo per una qualsiasi ragione l' hanno colpita favorevolmente e/o che racchiudono un essenza importante per i cani magari pure nella quotidianità di all' ora e non cosi espressamente riguardante il settore lavorativo.
     
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  15. Boxerforever
     
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    CITAZIONE (Birgit58 @ 26/11/2009, 09:26)
    (..)
    Il Dott. Perricone scrive sull’ enciclopedia di proclamazione di 8 campioni d’ italia dal ’34 al ’39, di cui 7 di allevamento tedesco ed 1 italiano. Prosegue, scrivendo, che si tratta di soggetti importati da appassionati che però non si dedicavano all’ allevamento della razza e che, di conseguenza, non hanno lasciato alcuna impronta. Fatta eccezione per la Rassel ( v.d.Wurm ), acquistata dal conte Douglas Scotti ( primo allevatore di Boxer in Italia, affisso di Ponente ). La Rassel coperta da Castor v. Schulzenheim ha dato Raoul di Ponente, primo Boxer proclamato campione nel ’38, nato ed allevato in Italia.
    Scrive sempre il Dott. Perricone che nel ’33 furono iscritti al Loi 21 Boxer; nel ’43 ( in piena Guerra ) ben 120.

    Sul libro ‘ Il Boxer ‘ di Fiorenzo Fiorone (deVecchi, ‘ 84) egli parla di una ‘ Rassegna Cinofila ‘ ( nr. 9/1947 ) laddove il Dott. Pesce scriveva:... omissis ... si può dire che prima del 1930 non vi fossero da noi boxer commendevoli per numero e per qualità. Tuttavia, a quanto io ricordi, qualche boxer compariva sempre alle nostre expo. Sono dolente di non poter al riguardo consultare cataloghi e note mie e di altri giudici perché la raccolta che possedevo è andata in gran parte dispersa durante la guerra. Ricordo solo che ad Asti, ’27, ve n’era qualcuno; cosi a Lucca nel ’29 ne giudicai una coppia, fra i quali Danick di Alberto Apolloni prese il CAC. Nel ’30 a Novara ve n’ erano una decina di alcuni soggetti dell’ ingenere Odone Mazza.
    Nomina poi il libro di Confralonieri e l’ acquisto della Esta v. d. Bluetenau da parte di Piero Scanziani, poi il Conte Douglas Scotti e la Sig.ra Jvonne Morterra.

    Aggiungo che dall'articolo di Tomaso Bosi L' impiego della consanguineita' nella creazione di una bella famiglia di boxer del 1948 (vedi il sito "Amare il Boxer") si legge:


    " Dopo il 1930
    furono importati dal loro paese d'origine soggetti tipici quali Bakus del C.re Douglas Scotti, C.A.C e C.A.C.I.B. ed Essa v. d. Blüetenau del Dr. Scanziani. Successivamente vennero la Resy v.d.Wurm , la Vera v.Grunen Inn, Bayard v.d Wurn""


    Quindi Piero Scanziani importo' Esta v. d. Blüetenau ed Essa v. d. Blüetenau. Forse erano due femmine della stessa cucciolata, è da verificare ( anche perche' potrebbe trattarsi di un errore di traduzione dal tedesco o un refuso di stampa quindi potrebbe trattarsi di una sola boxer importata).
    Non so se furono boxer commendevoli ma di certo portarono in Italia, tra le altre, la linea di sangue V. Dom.
     
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45 replies since 24/11/2009, 19:58   1234 views
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